Condividere la conoscenza



Visual for reason "Share knowledge"

Benedetta Calonaci è bibliotecaria presso l’Università di Firenze (Italia)

Fin dall’alba dei tempi, la trasmissione della conoscenza è stato il motore che ha consentito l’evoluzione dell’umanità. Un sapere che si tramanda di maestro in allievo, di generazione in generazione, che sale “sulle spalle dei giganti”, che si propaga attraverso scambi, confronti, contaminazioni, che si evolve, si trasforma e si declina nei risultati più imprevedibili. Il sapere per sua natura cerca il confronto e l’altro-da-sé; il sapere cresce solo se è condiviso.

La società in cui viviamo, digitale e globalizzata, possiede tutti gli strumenti che consentono di liberare e portare lontano ogni forma di conoscenza. Ma proprio la consapevolezza che “conoscenza è potere” ha creato, e continua a creare, meccanismi di resistenza, di chiusura e di volontà di controllo.

Contro queste posizioni sterili ed anacronistiche, si è fatto strada un nuovo modo di fare scienza, e con esso un nuovo modo di comunicarla: i movimenti open access, open science e open source nascono proprio dall’idea che la condivisione del sapere può essere un potentissimo catalizzatore di progresso tecnologico, sociale ed umano.

In questo senso, la didattica per le nuove generazioni – e non solo per esse- non può che essere condivisa, sostenibile, interdisciplinare ed inclusiva. In una parola, Open education.

Abbattere i privilegi della conoscenza è la forma più alta di democrazia e di trasparenza.  La nostra società ha bisogno di un “ecosistema del sapere” aperto e collaborativo, nel quale chiunque abbia la possibilità di apprendere, sviluppare le proprie competenze ed i propri talenti, facendosi cittadino consapevole e partecipe nella società e nel mondo.

In passato, l’Italia ha avuto esempi luminosi di maestri ed educatori “di frontiera”: primo fra tutti, don Milani, che sotto il motto “I care” ha gettato le basi per una nuova scuola etica ed inclusiva.

Le nuove tecnologie mettono oggi a disposizione strumenti che consentono di superare agevolmente ogni tipo di barriere: siano esse barriere geografiche (una rete globale ci rende ormai tutti interconnessi); barriere linguistiche (strumenti di traduzione automatica sono ormai a portata di tutti); barriere economiche (le risorse educative aperte sono a costo zero); barriere fisiche (la didattica aperta non lascia indietro nessuno, utilizzando strumenti e tecniche che superano disabilità fisiche e di apprendimento).

Inoltre, i benefici di un’educazione aperta e collaborativa sono molteplici e tangibili:

  • Garantisce supporti educativi di qualità alle fasce di popolazione poste alle periferie del mondo e della società, che non possono permettersi l’acquisto di libri e materiale scolastico;
  •  Accompagna lo sviluppo di competenze nell’arco della vita, perché ogni “mente curiosa” possa realizzare ad ogni età il suo diritto di evolversi ed esprimersi;
  • Fornisce opportunità di aggiornamento, gratuite e di qualità, a professionisti e funzionari pubblici, potenziando competenze ed accelerando l’innovazione, soprattutto in settori chiave come la tecnologia, la medicina e la sostenibilità ambientale;
  •  Realizza un risparmio nell’uso delle risorse pubbliche, aumentando la fiducia del contribuente;
  • Riduce il consumo di carta e di materiali legati alla filiera del libro; una risorsa educativa aperta e collaborativa non produrrà ristampe e nuove edizioni, viaggerà su supporti sempre aggiornati e accompagnata da materiali integrativi;
  • Riduce la distanza tra docente e discente, valorizzando il ruolo attivo di quest’ultimo nella creazione di contenuti;

e l’elenco potrebbe andare ancora avanti.

Quello che è importante sottolineare è che le risorse educative aperte costituiscono il frutto più alto di quell’ “ecosistema della conoscenza” di cui parlavamo sopra; ma allo stesso tempo ne costituiscono le basi, da cui esso si alimenta e trova nuova linfa. In tale ecosistema, ogni atomo di conoscenza è prezioso e si arricchisce del contributo di altri, per svilupparsi nel tempo e diventare patrimonio dell’umanità intera.

Le nuove generazioni sapranno fare proprio questo approccio condiviso, quanto più avranno sperimentato il valore di un’educazione aperta di qualità, e sapranno di poter contare, nel corso della propria vita, su fonti affidabili in risposta al loro bisogno, umanissimo, di sapere.

Perché “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e canoscenza…”. (Dante Alighieri)

Particolare dell’affresco “Scuola di Atene” realizzato da Raffaello per Palazzo Vaticano a Roma (1509), Wikimedia Commons, pubblico dominio.
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